Sessantamila piedi che marciano sulle strade d’Italia non sono pochi. Come non sono poche sessantamila mani che si sporcano e lavorano con coraggio a servizio di Dio e dell’Italia, per costruire un futuro fondato su valori cristiani e civili, e non sul precariato morale.
Futuro. In questi tempi difficili se ne parla il più delle volte con pessimismo, a volte non se ne parla nemmeno. Costruire il futuro significa essere creativi, essere energici, saper trovare soluzioni ai problemi, ma significa soprattutto crescere. E crescere significa accettare le sfide che la Vita ci pone innanzi.
La sfida che i Capi, i rover e le scolte dell’Agesci, a cui ci onoriamo di appartenere, hanno accolto prima nelle venti regioni italiane e poi a San Rossore, è stata quella di avere coraggio: di liberare il futuro, di essere Chiesa, di amare, di farsi ultimi, di essere cittadini. Cinque “Strade di coraggio” che si sono spontaneamente ramificate in mille e mille “sentieri di coraggio”, ognuno percorso da un Clan italiano.
Ma cosa sono queste “Strade di Coraggio”? O sarebbe meglio chiedersi prima cos’è il “coraggio”? Può sembrare una parola come tante altre. In realtà ha un significato profondo, che va oltre il semplice “non avere paura”: significa agire nel bene malgrado il rischio. L’uomo coraggioso ha paura, ma compie ciò che gli viene suggerito dal cuore, nonostante il timore, nonostante il giudizio popolare, nonostante il pericolo di sbagliare. L’uomo coraggioso è un uomo cosciente. E lo Scout è tutto meno che incosciente. Avere coraggio significa avere “cuore”, fare “col cuore”, parlare “col cuore”, ragionare “col cuore”. Come nel corpo umano il cuore è il motore delle membra, per noi il coraggio è il motore delle nostre azioni, delle nostre scelte, della nostra vita. Per noi rover e scolte d’Italia avere Coraggio significa seguire Cristo, sempre e in ogni occasione, secondo il Suo esempio e la Sua Parola.